Pensate a quando andate a fare delle foto tessera, pensate a come le guardate non appena escono dalla stampa,
c’è sempre un certo interesse, una certa curiosità nel guardarsi, come a cercare qualcosa di diverso in sé stessi. Questo nonostante il fatto ovvio che ognuno di noi conosce da sempre la propria figura.
Del resto quella di “ritratto” è una definizione estremamente ampia,
letteralmente si intende la riproduzione delle fattezze di una persona.
Limitandosi a questa definizione ne conseguirebbe che gli specchi ed appunto le foto tessera sarebbero ritratti perfetti.
Per fortuna non è così, da sempre infatti il ritratto non si limita alla mera riproduzione del soggetto ma esprime anche l’interpretazione dell’autore.
Noi crediamo che farsi ritrarre sia sempre un’esperienza importante.
Sicuramente è un modo per conoscersi, per guardare sé stessi in modo diverso, per raccontare un pezzo di sé
al proprio presente ed al proprio futuro.
Personalmente interpreto il ritratto come un racconto del soggetto,
un distillato fotografico che dia una forma ai frammenti che riesco a cogliere
della complessità umana di chi ho di fronte.
Per far questo devo necessariamente costruire un ponte emotivo con il soggetto, ponte che può essere fatto di parole come di silenzi, di pensieri, di sguardi. Per questo mi è indispensabile prepararmi, riflettere, incontrare.
Progettare, anche, perché il concetto, per essere tradotto in pratica, necessita di tecnica e strumenti
ma soprattutto di progettualità.
Non di rado utilizzo la pellicola, per il suo sapore analogico, per il suo essere materia reale.
Amo profondamente ritrarre le persone,
perché ogni volta un pezzetto di chi fotografo mi resta dentro e mi arricchisce.
Mi piace pensare che le persone ritratte ricevano a loro volta un arricchimento simile.
Spero di incontrarvi presto per conoscerci ed arricchirci vicendevolmente.
Nel frattempo, se volete qualche informazione circa la nostra proposta di ritratto, qui potete trovare maggiori info.